Al giorno d’oggi bisogna essere sempre più consapevoli che non è mai troppo presto per pensare al proprio futuro e cominciare a risparmiare.
Questo vale in particolar modo per il discorso relativo alla previdenza complementare.
In Italia, dal 1 Gennaio 2012, vige il regime pensionistico contributivo. Questa riforma ha stabilito che si può andare in pensione solo al raggiungimento di una soglia minima, ricevendo un importo calcolato sulla base dei contributi versati.
Con il sistema contributivo i lavoratori dipendenti otterranno una pensione intorno al 60-70% dell’ultimo stipendio, gli autonomi invece attorno al 40-50%.
Questo cosa significa? Significa che se si vuole mantenere uno stile di vita identico a quello che avevamo durante l’attività lavorativa, serve fin da subito accantonare adeguate risorse, che ci permetteranno di integrare adeguatamente l’assegno dell’Inps con redditi aggiuntivi.
Quanto dobbiamo mettere da parte?
La risposta a questa domanda non è facilissima e nemmeno veloce da attuare. Questo perché non è una risposta univoca e dipende da una serie di fattori molto rilevanti e collegati tra loro, che sono:
- L’importo stimato della pensione pubblica e di conseguenza l’importo della rendita aggiuntiva che si vuole percepire.
- Il tempo che si ha a disposizione.
- La composizione del portafoglio di investimento ed il rendimento netto della propria soluzione di investimento.
A causa di tutti questi fattori da considerare con molta attenzione, non si possono dare dati precisi che valgano per tutti. Ogni caso deve essere studiato e bisogna creare un percorso su misura, determinando la quota di reddito destinata al portafoglio di investimento creato per raggiungere quel rendimento ideale che possa soddisfare le nostre aspettative.
L’importanza del fattore tempo
Nell’ambito della pensione integrativa, Il tempo è sicuramente il miglior alleato che possiamo avere ma soprattutto è gratuito e dipende dalla nostra volontà!
Infatti, sarà più facile accantonare la giusta cifra per un ragazzo di 20 anni che percepisce, ad esempio, un reddito di 900€ al mese invece che un 60enne che guadagna 2000€ netti al mese.
Questo succede perché più sono numerosi gli anni di contribuzione più sarà facile accumulare un buon tesoretto, per la futura pensione, con versamenti mensili o annui parecchio contenuti.
Per il 60enne che guadagna 2.000€ netti al mese, sarà quasi impossibile in soli 7 anni mettere da parte una cifra che gli consenta di mantenere lo stesso tenore di vita… dovrebbe mettere da parte quasi tutta la sua mensilità!
Per questo motivo ritorniamo con la frase già scritta all’inizio di questo articolo: Non è mai troppo presto per pensare al proprio futuro e cominciare a risparmiare.
Come accantonare
Anche in questo caso, non esiste una soluzione sola ed unica per tutti. Esistono tantissime possibilità di investimento, ognuna con le proprie peculiarità.
Bisognerà trovare la composizione giusta per il proprio portafoglio d’investimento così che sia ben bilanciato e al tempo stesso sicuro, magari con una componente azionaria prevalente (75%) rispetto a quella obbligazionaria (25%).
Mantenere un cuscinetto di obbligazioni è molto comune soprattutto in ottica di diversificazione e stabilizzazione del portafoglio.
La pensione integrativa come incentivo fiscale
La pensione integrativa porta con se un vantaggio molto importante, ovvero la deducibilità fiscale dei contributi versati al fondo pensione dal reddito IRPEF dichiarato annualmente.
Lo Stato premia chi aderisce ad un fondo pensione con grandi incentivi fiscali in modo da incentivare l’integrazione di una forma di pensione integrativa a quella pubblica. Questo perché è un’ottima soluzione per mantenere il benessere dei cittadini nel lungo termine.
I contributi che vengono versati annualmente nella propria forma pensionistica associano ai rendimenti sul capitale accantonato e investito un enorme beneficio immediato: abbassare l’imponibile fiscale ai fini IRPEF. I versamenti vengono sottratti dal reddito dichiarato prima dell’applicazione dell’aliquota progressiva prevista, quindi ci sono meno imposte da pagare.
Il limite di deducibilità fiscale è di 5.164,57 euro annui. Fino a questa soglia annuale i contributi versati possono essere portati in deduzione.
Conclusioni
Pensare al proprio futuro dal punto di vista finanziario dovrebbe essere una delle nostre prerogative.
Allo stesso tempo non è facile iniziare un percorso di risparmio se non si è ben informati su come funziona o se non si è ben consigliati.
Il ruolo Consulente Finanziario ti sarà molto utile per affrontare un discorso importante e delicato. Imposterà insieme a te un percorso di risparmio e di integrazione previdenziale in modo da aiutarti a creare un futuro finanziario migliore e più sicuro.